lunedì 1 dicembre 2008

CINEFORUM VIAGGIO IN EUROPA

COME L'OMBRA
di MARINA SPADA,2006.
(seconda proiezione del 25/11/2008)

Nonostante la pioggia incessante e la esigua partecipazione il secondo film è stato proiettato; anzi colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno sfidato la tempesta per trascorrere qualche ora insieme a noi.

Questo film è piuttosto triste.....
Ambientato in una Milano resa silenziosa dalle ferie d’agosto il film scruta l’esistenza di Claudia, trentenne single, un buon lavoro e appartamentino confortevole nei pressi del centro. Claudia si lascia scorrere addosso la vita tra piccoli riti: le lezioni serali di russo, la spesa, il film d’autore, il libro best seller, la visita alla mamma, il fine settimana con gli amici, gli amplessi senza trasporto emotivo, il bucato messo ad asciugare.
Ad incrinare questa ripetività arriva un nuovo insegnante di russo, Boris, intrigante e affascinante, che, finito il corso scompare nel nulla. Ricompare per chiedere un favore a Claudia: ospitare Olga, che lui presenta come cugina. Olga, in principio mal accettata, riesce a creare un’empatica sintonia, una complicità che a Claudia mancava, che sfocia in amicizia. Quando anche Olga scompare misteriosamente, Claudia reagisce come se le fosse tolta una parte di sé, quella parte irrazionale e misteriosa che non aveva mai ascoltato.
E scaverà nella Milano desertificata per cercare tracce di Boris e di Olga…

La regia di Marina Spada è asciutta, lascia spazio a lunghi silenzi, alla lentezza, in un certo senso voyeuristica perchè la cinepresa non è mai una presenza ingombrante ma in disparte, si limita a registrare il susseguirsi delle vicende, senza interferire nella scena.

Marina Spada mostra di sapere bene che il cinema è un luogo mentale, che si forma via via nella testa dello spettatore. Su un soggetto essenziale, Spada realizza un film scarnificato eppure coinvolgente, perfino commovente. La scelta di privilegiare le pause, i vuoti rispetto ai pieni, ricorda il cinema di Antonioni, così come la ricorrenza delle "soglie" e la Milano deserta, fantasmatica in cui Claudia si aggira. Ogni inquadratura è meditata e consapevole, con un uso ricercato della profondità di campo.