LISBON STORY
di WIM WENDERS
(prima proiezione del 18/11/2008)
Noi della VOX EUROPAE vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla proiezione del primo film in programmazione.
L'evento è stato un successo, la sala era colma e c'è stata una larga partecipazione con diversi commenti dopo la proiezione.
Indubbiamente il primo film scelto lasciava ampio spazio all'introspezione.Wenders adora e rispetta le sue città. Le vive tanto intensamente da farle sue, immagazzinandone gli umori, trattenendone i respiri, i fruscii, vi si immerge completamente. È forse questo suo essere continuamente "straniero in terra straniera" che gli fa avere questa attenzione, quasi devozione per ciò che non gli appartiene ma a cui vorrebbe appartenere. Tra suoni immagini colori sguardi e commozioni Wenders comunica "totalmente" il suo cinema, fatto di tutti i sensi possibili, mixati in un concentrato di riflessione, teoria, emozione, passione, deliberata dichiarazione d'amore, per il cinema, per la vita. Inoltre nella prima e nell'ultima scena appare la scritta"CIAO FEDERICO" sul muro, come tributo al grande Federico Fellini (morto nel 1993).
Philip, professione fonico, arriva a Lisbona, chiamato dall'amico regista Friedrich che sta girando un documentario muto e in bianconero. Trova solo una casa vuota e le pizze del materiale girato. A spasso per Lisbona, in cerca di suoni e di notizie dell'amico, l'alter ego-wendersiano porta lo spettatore a catturare la realtà viva della città portoghese: voci umane nella concitazione del mercato, il rumore del traffico e così via.
"LISBON STORY" è soprattutto un film sul cinema, sul rapporto tra immagine e suono, tra pellicola e video, tra verità e menzogna, sull'opposizione, che da sempre ossessiona Wenders, tra cinema americano e cinema europeo, tra un cinema delle storie e un cinema dello sguardo: il dominio delle storie soffoca il racconto delle cose, ma senza storie lo sguardo s'inaridisce...Si può, nonostante le immagini che ci inondano ogni giorno da parte di giornali, riviste e TV, ancora fare del cinema senza inserirsi nella superficialità della cultura odierna delle mass-media? Wenders risponde con un convinto sì e con questo film ci da anche un bell' esempio. Il film è una specie di dichiarazione d'amore ai 100 anni di cinema, è pieno di citazioni, usa in parte tecniche e macchinari degli anni Venti e non rinuncia neanche a delle invenzioni comiche che ricordano i film muti dei primi anni di questo secolo. Il film è un piacere per gli occhi e per le orecchie e in alcune scene Wenders si è anche ricordato del fatto che il cinema può far ridere...
giovedì 20 novembre 2008
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